Twenty Two - Techne Contemporary Art

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Twenty Two

Evento promosso dalla Reggina Calcio
in collaborazione con la Galleria Technè Contemporary Art


Installazioni, video, pittura, performances, fotografia,scultura a opera di undici artisti abbinati ad undici calciatori: Sollazzo-Viola, Genoese Albanese-Missiroli, Scafidi-Castiglia, Penna-Barillà, Violi-Adejo, Lumia-Kovacsik, Donato-Marino, Plutino-Cosenza, Guinicelli-Rizzo Verruschi, TechnèLab-16 calciatori, Scialò Giovinazzo Condoluci Gitto Commisso Lombardo-Giosa


dal 1 al 14 dicembre 2010
varie locations


CORPO ESTREMO
Il fare arte attraverso l'uso del corpo è da qualche decennio patrimonio di performer e artisti visivi.
Il body artista usa spesso l'infermità e le sofferenze come luogo di elezione,  non diventa sceneggiatore di  storie di personaggi, ma diviene egli stesso la storia e i personaggi. Arriva ad elaborare ogni singolo momento della quotidianità, qualunque evento di una qualsiasi giornata; le radiografie del torace e del cranio; la registrazione della propria voce; il travestimento; l'inventario degli accidenti personali e non ultima la rappresentazione della sessualità.
l'artista, punta sul fronteggiarsi e confondersi dell'essere umano, invertendo i caratteri somatici, inventandosi personalità fittizie, il tutto al fine di mettere in crisi la cristallizzazione delle funzioni.
La sensibilità è veicolata dall'arte e quest'ultima fa ricerca attraverso l'interiorizzazione dei fenomeni; sociali o di costume non è rilevante. Rende evidenti le potenzialità insite nei fenomeno stessi.
Arte prestata allo sport , al calcio in particolare, o sport prestato all'arte? Dal punto di vista "artistico" è marginale. Dal punto di vista "calcistico" è marginale. Due mondi impermeabili trovano il punto di contatto nel corpo.
Il calciatore presta la sua fisicità alla sensibilità artistica divenendo egli stesso interazione: sia l'azione dell'artista che l'azione sportiva passa attraverso il suo corpo.
L'atleta è elemento contaminato e contaminante. Ibridazione di mondi divenuti permeabili essendosi creato un cortocircuito tra l'universalità del linguaggio dell'arte e l'abilità necessaria al gesto atletico.
In questi giorni passeggiando per il centro storico capita di imbattersi in situazioni d'arte contaminata da un corpo a corpo inusuale.
Undici artisti, come re Mida, toccano e trasformano gli atleti col rischio di un digiuno che li costringerà a rivedere l'azione. Ne viene fuori una mostra disarticolata e disomogenea dove l'elemento comune non è l'oro degli infelici, ma il pane dei "quotidiani". È li che interviene l'osservatore-lettore a ribaltare il significato. La smitizzazione avviene uscendo dagli "Stadi" e dagli "Studi".



 
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